Lezione dal quotidiano: incoerenza (o meglio, il cattivo esempio)

Qualche tempo fa, dopo aver accompagnato Camilla a scuola, decido di fermarmi a leggere un libro sulla mia panchina preferita. Ad un tratto alzo lo sguardo e noto un vigile che ferma l’auto di servizio all’interno dell’area pedonale in cui mi trovo, scende ed entra in un bar lì vicino.

Dopo poco vedo il poliziotto municipale emettere un verbale per divieto di sosta. Il tizio dell’auto, fermata anch’essa nella zona pedonale, inizia a protestare col vigile facendogli notare il comportamento non del tutto corretto.

Più tardi, al supermercato, vengo richiamata (in un modo che non mi piace per niente 🙂 dall’addetto al reparto frutta e verdura: avevo dimenticato di indossare i guanti monouso per prendere le mele. Non sai che nervi mi ha preso, poco dopo, vederlo sistemare la frutta senza guanti. Ero alla cassa quando ho assistito alla scena, altrimenti povero lui… 🙂

Quando i figli riflettono i nostri comportamenti

Il pomeriggio a casa mi si accende una lampadina e inizio a fare dei collegamenti quando si ripete il solito copione…

“Sara la smetti di stare sul tablet? Sara, ora che fai, accendi la tv?”
“Camilla non puoi mangiare tutte queste schifezze, ti fai venire qualcosa!”
“Ma è possibile che ancora non avete capito che dovreste condividere i vostri giocattoli con gli altri bimbi? Ieri mi avete fatto fare una bruttissima figura con le mamme delle vostre amichette.”

E le mie bimbe cosa fanno? Si ribellano e protestano.

E io? Un po’ come te, forse, mi dispero e penso che per cambiare le cose storte dovrei leggere qualche libro della Montessori in più, conoscere meglio il linguaggio empatico, leggere qualche articolo del blog di MammeComeNoi e bla bla bla…

No, non ti preoccupare, non voglio smontare la Montessori o tutte le buone cose che possono esserci da supporto… ma, “Dio mio”, mi son detta, “c’è qualcosa di importante che mi sfugge: sono un po’ in sovrappeso, mangio frutta e verdura una volta ogni morte di papa, mi riempio di dolci e voglio che le mie bimbe mangino bene?”

Senza l’esempio non c’è autorevolezza

Riesci ad immaginare a quale livello di autorevolezza arriva il vigile dopo che è passato diverse volte con il rosso? No, davvero, pensaci!, perché altrimenti continuiamo a tenere due fette di prosciutto sugli occhi senza che ce ne accorgiamo.

Sai quanto tempo trascorro al cellulare ogni giorno? Se guardo i tempi di utilizzo delle varie app sul mio smartphone, rabbrividisco.

Sai da quand’è che non condivido parte del mio tempo e le mie figlie non mi vedono condividere qualcosa con qualcuno? Boh, se ci penso sarà una vita…

La mia prima reazione a questi dati di fatto? Sensi di colpa!

Mi sono sentita così quando ho preso consapevolezza che in quanto “autorità” passo un bel po’ di volte con il rosso, sosto il veicolo nell’area pedonale e pretendo dai cittadini il rispetto delle stesse norme che violo.

Ti è mai capitato di dare una sculacciata a tuo figlio? L’ammetto, a me sì. Ma perché poi Camilla non dovrebbe provare a fare la stessa cosa? Almeno dovrei avere un po’ più di comprensione verso di lei quando, imitandomi, prova a risolvere quel suo disagio allo stesso modo in cui ho provato a farlo io…

È scomodissimo scrivere ciò. E immagino che sia anche leggerlo. Infatti quest’articolo lo tengo nelle bozze da qualche settimana 🙂

Ma attenta, questa email non mira affatto a farti venire eventuali sensi di colpa. Il senso di colpa ti fa stare male e allo stesso tempo ti blocca in quello stato in cui ti trovi. Ti rattristi, ti avvilisci e poi? Nulla cambia. Il senso di colpa spesso ci protegge dalla scomodità di iniziare a migliorare.

Lo scopo dell’articolo è quello di provare a migliorare.

La Soluzione: coerenza e onestà con se stesse (un po’ alla volta)

Perché mi sono decisa a scriverlo? L’articolo della dottoressa Fraschetti (che trovi qui) è stato uno stimolo. D’altra parte ho deciso di trasformare questa presa di consapevolezza in un’opportunità. Ho benedetto prima di tutto il fatto che ci sono arrivata, che riesco a vedere abbastanza bene i miei controsensi. Ero del tutto cieca fino a poco fa.

Il vigile e il ragazzo al supermercato mi hanno aiutata: con loro è stato semplice vedere il controsenso; con me stessa è stato complicato. Molto complicato.

Per diversi giorni ho pensato a come poter agire diversamente dal farmi venire i sensi di colpa. D’altro canto mi son detta che non avrei acconsentito a fare passare col rosso le mie figlie semplicemente perché mi capita di farlo in prima persona.

Eh allora? Beh, ho realizzato che qualcosa di diverso si può fare. Un passo alla volta le cose possono gradualmente migliorare. Un passo alla volta, non lo dimenticare, col tempo 🙂

Ecco, potremmo fare qualcosa del genere: iniziare ad essere coerenti e oneste (semplicemente questo):

“Bimbe la mamma mangia una carota, vi va di mangiarla anche voi?”

E mangi la carota a prescindere dal fatto che la mangino anche loro o che prestino attenzione al fatto che tu la stia mangiando.

“Bimbe sabato mattina la mamma prepara un dolce alla vicina di casa che è sempre sola. Vi va di collaborare?”

E fai la torta a prescindere dalla loro risposta.

Non si è autorevoli senza l’esempio. Essere autoritari non ti porta ad avere figli consapevoli.

Il vigile non ha bisogno di aumentare la sua autorità ma la sua autorevolezza. Sono due cose diverse. Il punto non è “questa cosa si fa e questa non si fa”, ma è provare a vivere i valori che si hanno per trasmetterli (col tempo). Così si diventa autorevoli.

Puoi leggere questo articolo in due modi: facendoti venire sensi di colpa o soffermandoti a pensare all’opportunità di crescita che hai vivendo i valori che vuoi trasmettere.

“Sara, mangio anche io male, vogliamo iniziare a mangiare meglio assieme? Ci diamo una mano a vicenda? Mangiamo una banana?”

“No mamma, io non la mangio.”

Ma almeno tu la mangi e con il tuo modo di essere le mostri dove, ogni tanto, si dovrebbe “guidare la propria auto” (il proprio corpo).

“Sara, mamma usa fuori luogo il cellulare delle volte. Anzi, spesso. Ora lo mette una mezz’ora da parte, ti va di giocare un po’ insieme?”

Indipendentemente dalla risposta, metti il cellulare da parte. E quando occorre che debba spegnere la TV o il tablet anche lei, beh, non avrai alcuna difficoltà a pretenderlo: “Sara è il momento di fare i compiti, ora! Punto.”

Milena MattiacciFounder di MammeComeNoi

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